C’è stato un momento storico importante nella nostra storia culturale, in cui le persone con patologie molto gravi, che fino ad allora venivano identificate con il termine “disabili”, si sono innalzate dall’etichetta e hanno dimostrato vittoriosamente di essere “abili” in molte circostanze, come tutti. Certo non in tutto, proprio come tutti.
Più la patologia è grave, più le esigenze sanitarie sono importanti e più l’attenzione delle istituzioni deve essere costante. Perché abbiamo imparato che è un peccato perdere le “abilità” di qualcuno.
Noi ci siamo focalizzati su altri aspetti. Perché oltre alle necessità, gli esseri umani hanno desideri. Il desiderio di conoscere, imparare, comunicare. Di sentirsi compresi nelle difficoltà, accettati con le nostre differenze. Il desiderio di star bene, di divertirsi.
Il gruppo diversamente abili, in sostanza, si diverte.
Gite, feste, incontri. A misura dei nostri amici.
Creiamo occasioni per condividere le nostre abilità e imparare gli uni dagli altri.
Con un pullman attrezzato, qualche semplice accorgimento e degli accompagnatori gioiosi, questa società, questa vita, questa città, si riempiono di opportunità. Per tutti.